Fondo Sergio Solmi

Fondo Sergio Solmi

Sergio Solmi

(Rieti, 1899 – Milano, 1981)

La biblioteca

Nell’autunno 2015 la Fondazione Sapegno, di concerto con la Regione autonoma Valle d’Aosta, ha accolto la proposta della famiglia Solmi di trasferire a Morgex il complesso librario e archivistico prodotto da Sergio Solmi nel corso della sua lunga vita. La scelta della famiglia Solmi di rivolgersi alla Fondazione Sapegno è stata dettata innanzitutto dal particolare rapporto con la Valle d’Aosta dello scrittore, che nel novembre 1924 sposò Dora Martinet, compagna di tutta la vita (entrambi erano soliti trascorrere le loro estati a Bibian, nella residenza storica dei Martinet sulla collina di Aosta). In secondo luogo, Solmi era un caro e antico amico di Natalino Sapegno: conosciutisi a Torino a casa di Piero Gobetti, rimasero in contatto sino alla morte di Solmi, condividendo idee, amicizie, interessi.

Nell’autunno 2015 la Fondazione ha pertanto assicurato il trasferimento e la collocazione nella Tour de l’Archet dei circa 11.000 volumi (monografie e periodici) appartenuti a Sergio Solmi e sino a quel momento conservati per la maggior parte nell’abitazione milanese dello scrittore e nella residenza estiva aostana della famiglia Martinet.

Del lascito fa parte anche lo schedario approntato da Dora Martinet, che ha assicurato la catalogazione di quasi tutti i volumi che compongono il fondo, apponendo su ciascuno l’ex libris disegnato appositamente per la biblioteca dal pittore Gabriele Mucchi, raffigurante una salamandra su campo arancione o, per i libri d’arte, su campo verde. Il soggetto vuole richiamare la perennità delle opere, del pensiero e dell’arte: anticamente, infatti, si riteneva che la salamandra fosse in grado di resistere al fuoco (quello che ha distrutto tante biblioteche nel corso della storia, ma anche i famigerati roghi della Seconda guerra). Lo schedario costituisce una fonte importante per ricostruire la storia del fondo, soprattutto quando testimonia la presenza nella biblioteca di libri che non vi sono più (probabilmente perché donati o prestati e non più restituiti).

La schedatura catalografica assicurata dalla Fondazione ha riguardato innanzitutto le opere di Sergio Solmi, di cui è stato effettuato lo spoglio, e le sezioni non schedate da Dora Martinet, ossia il fondo d’arte e la preziosa emeretoca. Fra le riviste si segnalano le raccolte di “Pan”, “Pegaso”, “Circoli”, “Botteghe oscure”, “Primato”, “Solaria”, “Marsia”, “Terza generazione”, “Lo spettatore italiano”, ma anche riviste francesi quali “Esprit”, “Table ronde”, “La nouvelle revue française”. 

Per quanto riguarda le monografie, molte (in particolare le raccolte poetiche) sono edizioni a tiratura limitata in prima edizione e presentano una dedica autografa dell’autore, di cui si è dato conto nella nota d’esemplare. 

L'archivio

Il Fondo Solmi, notevole tanto per la sua densità storico-letteraria che per la sua volumetria, costituisce una fonte preziosa per lo studio della figura e dell’opera del soggetto produttore, ma anche per un’analisi approfondita della cultura del Novecento: Sergio Solmi è stato infatti uno dei maggiori protagonisti del nostro Novecento letterario e ha attraversato il secolo interessandosi continuativamente di poesia, letteratura, arti figurative; ha diretto riviste e curato edizioni critiche; ha studiato approfonditamente i maggiori autori della letteratura contemporanea italiana e francese (Gide e Valéry), come i grandi classici (Leopardi e Montaigne); è stato un grande mediatore culturale, con le sue traduzioni dallo spagnolo, dal francese, dall’inglese, dal tedesco; ha pubblicato saggi, poesie, prose poetiche; ha curato cataloghi d’arte.

Il Novecento di Solmi non è tuttavia solo letterario, ma è strettamente legato anche ai maggiori eventi storici del secolo: dalla Prima guerra mondiale alla Torino di Gobetti e di Gramsci, alla Resistenza, cui Solmi partecipò attivamente, militando nel Partito d’Azione accanto a Ferruccio Parri (la sera del 25 aprile uscì dal carcere milanese di San Vittore, dove era stato rinchiuso tra i prigionieri politici).

Come ricordò Solmi stesso, egli fu inoltre «in ogni tempo appassionato di pittura e amico di pittori», a partire dagli anni torinesi, con l’incontro con Casorati e Carlo Levi. Trasferitosi a Milano, egli si legò a numerosi artisti: da Carrà a De Pisis, da Cantatore a Campigli, da De Rocchi a Mucchi. L’archivio e la biblioteca testimoniano i rapporti di Solmi con questo entourage artistico così come l’ultimo volume dell’Opera omnia, che raccoglie i suoi scritti sull’arte.

Infine, Solmi lavorò per tutta la vita (dal 1926 al 1967) alla Banca Commerciale Italiana, assicurando ruoli di responsabilità e direzione nell’Ufficio legale e nella Direzione centrale: numerosissimi sono i suoi pareri giuridici (e particolarmente interessanti quelli stesi in seguito all’emanazione delle leggi razziali e in difesa dei profughi giuliani).

Diversi riconoscimenti e premi attestano l’importanza di Solmi come poeta (il Premio Saint-Vincent e il Premio Frascati), come saggista (ha ottenuto il Premio Montparnasse nel 1949 per i suoi studi di francesistica; il Premio Bagutta, nel 1973, e due volte il Premio Viareggio per la saggistica), come critico (pur non essendo un accademico, fu nominato socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei nel 1968).

Il fondo contiene una consistente sezione di corrispondenza con autori italiani e stranieri e artisti, con famigliari e collaboratori, e una ricca sezione di carte manoscritte e dattiloscritte preparatorie ad articoli e saggi pubblicati da Solmi, a cui si aggiungono quaderni (in particolare quelli in cui Solmi ha annotato i titoli dei libri da lui letti a partire dal 1919), appunti, disegni, ritagli di giornali; in misura esigua materiale fotografico.

Si tratta di documentazione eterogenea che attesta la militanza politica del poeta negli anni giovanili e durante la Resistenza, la carriera personale dello studioso e le numerose collaborazioni con le principali riviste letterarie italiane, e costituisce una fonte importante per la storia contemporanea, la storia letteraria e la storia dell’arte del Novecento. 

  • Oltre alle carte, il fondo comprende 
  • due opere d’arte: il Ritratto di Sergio Solmi eseguito da Gabriele Mucchi nel 1992 (olio su tela, 58 x 48 cm) e il quadro di Eugenio Montale Dalla finestra, 1948 (olio su tela, 40,5 x 31 cm);
  • medaglie, diplomi, attestati e altre onorificenze;
  • il tavolo da lavoro e i mobili dello studio dell’abitazione milanese, le pipe, il porta-penne, lo scrittoio e altri piccoli oggetti conservati sulla scrivania.

La Fondazione Sapegno, dopo aver provveduto alla collocazione di tutti i materiali nella propria sede e averne avviato la catalogazione e la schedatura (in corso), ha provveduto anche alla musealizzazione dello studio di Solmi, ricostruito in due sale della Tour de l’Archet per consentire un avvicinamento del pubblico al “laboratorio del poeta”.

In occasione dell’apertura della Sala, il 7 ottobre 2016 (in occasione del 35° anniversario della scomparsa di Solmi), è stata allestita a Morgex anche la mostra documentaria Sergio Solmi (1899-1981). L’uomo, il poeta, il critico.

Oltre alle carte di Sergio, la famiglia ha destinato alla Fondazione anche un piccolo gruppo di carte (composte in particolare da corrispondenza) appartenute a Edmondo Solmi e conservate dal figlio, che hanno anch’esse trovato posto nei depositi della Tour de l’Archet.

Si segnala che una parte importante della documentazione prodotta da Sergio Solmi nel corso della sua attività è conservata anche presso:

  • l’Archivio Storico Intesa Sanpaolo, patrimonio Banca Commerciale Italiana (ASI-BCI): carte del Servizio Legale, Ufficio Consulenza, Pratiche e Pareri, 1942-1966; carte personali di Sergio Solmi, Caricature e corrispondenza con il personale della BCI; carte di Raffaele Mattioli, fascicolo Solmi Sergio (cart. 262); servizio Personale, Fascicoli matricola, Solmi Sergio.
  • il Centro Apice – Università degli Studi di Milano, in particolare: Fondo Riccardo Ricciardi Editore, Attività editoriali e rapporti con enti e persone.

La Soprintendenza archivistica ha valutato il complesso archivistico e bibliografico “di eccezionale interesse storico e culturale” perché “testimonianza dell’attività di un poeta, scrittore e militante politico che si è distinto nell’ambiente culturale italiano del Novecento per i suoi eclettici interessi letterari, che hanno spaziato dalla letteratura francese alla critica letteraria, dalla fantascienza alla poesia. Solmi è stato infatti poeta, prosatore, traduttore, critico della letteratura e delle arti figurative all’insegna di una radicale libertà metodologica. Gli echi della sua prolifica attività trovano riscontro tanto nel fondo archivistico quanto nella biblioteca personale del poeta, che contiene volumi spesso accompagnati dalle dediche autografe degli autori e recano in alcuni casi anche segni di correzioni manoscritte. Nel fondo archivistico è invece ricompresa l’eterogenea documentazione attestante la militanza politica del poeta negli anni giovanili e durante la Resistenza, la carriera personale dello studioso e le numerose collaborazioni con le principali riviste letterarie italiane oltre alle minute, ai manoscritti e alle bozze delle opere del letterato”.

Il complesso archivistico e bibliografico Sergio Solmi è stato sottoposto alla disciplina del Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 e successive modificazioni, con Decreto del Soprintendente archivistico e bibliografico del Piemonte e della Valle d’Aosta n. 5 del 19/01/2024.

Biografia

Sergio Solmi nasce il 16 dicembre 1899 da Edmondo e Clelia Lolli a Rieti, dove il padre insegna Storia e filosofia. Negli anni seguenti la famiglia si trasferisce dapprima a Mantova (dove nasce la sorella Olga), poi a Livorno, quindi a Torino, dove Solmi conclude gli studi elementari e intraprende quelli ginnasiali. La guida paterna, tanto importante nella sua formazione, gli viene tuttavia precocemente a mancare: Edmondo Solmi muore di tifo nel luglio 1912, lasciando la famiglia in grandi difficoltà, anche economiche. 

Dopo aver compiuto il ginnasio inferiore, Solmi frequenta il Liceo “D’Azeglio”, dove ha come insegnante di italiano il noto critico e storico della letteratura Attilio Momigliano. Fra i compagni di scuola Solmi si lega in particolare ai fratelli Franco e Vera Rossi; un altro amico importante di questi anni è Cesare Ravera, che sarà eroico combattente nella guerra di Spagna.

Nel gennaio del 1917, ancora liceale, Solmi pubblica sulla rivista “Cronache Latine” i suoi primi due scritti di critica letteraria su Gozzano e Rimbaud e tre sonetti. Gli studi vengono interrotti dalla chiamata alle armi del secondo semestre della classe del 1899: Solmi è costretto a recarsi dapprima alla Scuola d’Applicazione di Fanteria di Parma, per svolgervi il corso degli allievi ufficiali – fu questa l’occasione del suo primo incontro con Eugenio Montale e l’inizio della loro amicizia –, quindi sul Monfenera e poi sul Montello. Dopo un breve ricovero all’Ospedale Militare di Castelfranco Veneto, partecipa, nell’ottobre del 1918, alla traversata del Piave e all’ultimo attacco all’Austria.

Finita la guerra, Solmi si iscrive a Torino alla Facoltà di Legge, sulla base di considerazioni di convenienza economica, ma continua a coltivare gli studi letterari. Dopo aver stretto amicizia con Giacomo Debenedetti, fonda nel 1922 assieme a lui, Mario Gromo e Emanuele F. Sacerdote, la rivista “Primo Tempo”, alla quale collabora attivamente recensendo libri di autori contemporanei. 

Ben presto Piero Gobetti introduce i redattori della rivista nella cerchia dei suoi amici. Come ricorda la figlia Raffaella nella nota biografica sul padre, “l’incontro con Gobetti sarebbe stato di un’importanza fondamentale nell’esistenza di Solmi che riconobbe presto in lui un maestro di vita, derivando dal suo magistero quella coscienza civile che ne avrebbe alimentato l’inflessibile antifascismo durante il ventennio fino alla partecipazione alla Resistenza”.

Dopo la laurea, conseguita a pieni voti con una tesi di Diritto romano, Solmi accetta un’offerta

di lavoro come praticante nello studio di un avvocato milanese, e nel maggio 1923 si trasferisce nella città in cui avrebbe trascorso il resto della vita con la moglie Dora Martinet (conosciuta durante una vacanza estiva nel 1921 a Pré-Saint-Didier, in Valle d’Aosta, e sposata il 20 novembre 1924). 

All’inizio del 1926 Solmi viene assunto alla Banca Commerciale Italiana, dove inizia a lavorare presso l’Ufficio Legale all’interno del Servizio Stabilimenti Italia. Tra le referenze indicate nella sua domanda di assunzione, spiccava il nome di Raffaele Mattioli, che aveva conosciuto alcuni anni

prima a Torino per la comune frequentazione con Gobetti. Negli anni seguenti avrebbe ottenuto varie promozioni tra cui, il 23 maggio 1946, quella a condirettore addetto della Direzione Centrale, che comportava il grado di dirigente.

Grazie alle lettere di presentazione fornitegli da Gobetti, a Milano Solmi riesce a inserirsi negli ambienti culturali, soprattutto attraverso Cesare Vico Ludovici, allora direttore della rivista letteraria “Il Quindicinale”. Fra le nuove amicizie, quelle con il drammaturgo e narratore Giuseppe Lanza e con Riccardo Bauer, figura di grande rilievo dell’antifascismo milanese, che accolse Solmi nelle fila del movimento della “Rivoluzione Liberale”. 

Nel 1925 Solmi collabora come critico teatraleall’ “Unità”, fino alla sua soppressione, e incontra più da vicino il suo direttore, Antonio Gramsci, già conosciuto a Torino. 

La morte di Piero Gobetti, il 16 febbraio 1926, e i successivi arresti di Gramsci e di Bauer con i suoi collaboratori, come di tutti i restanti oppositori del regime, costringono Solmi a rifugiarsi nella sua attività di scrittore e ad avviare un’attività clandestina di resistenza, insieme con alcuni colleghi del suo ufficio, ma soprattutto con antifascisti come Ugo La Malfa, Giovanni Malagodi (incontrati in Comit negli anni Trenta) e da ultimo anche Leo Valiani, a cui Raffaele Mattioli aveva offerto protezione e rifugio nell’Ufficio studi della Comit nell’autunno del 1944.

Parallelamente al lavoro in banca, Solmi prosegue la sua intensa attività letteraria collaborando a riviste quali “La Fiera Letteraria”, “Il Convegno”, “Circoli”, “Solaria” (di particolare intensità la sua amicizia con uno dei suoi redattori, Giansiro Ferrata). Nel 1926 recensisce sul “Quindicinale” gli Ossi di seppia di Eugenio Montale editi l’anno prima presso Gobetti.

Solo nel 1930 esce il primo libro di Solmi, pubblicato da Giovanni Scheiwiller, Il pensiero di Alain, pseudonimo del filosofo francese Émile-Auguste Chartier (che avrebbe espresso la propria riconoscenza a Solmi per aver divulgato il suo pensiero in Italia, dedicandogli nel 1946 il suo saggio kantiano Lettres à Sergio Solmi sur la philosophie de Kant).

Negli anni immediatamente successivi Solmi avrebbe ampliato la sua indagine della letteratura francese contemporanea dedicando diversi studi ad André Gide e a Paul Valéry, quindi (1933) a Montaigne, che, raccolti nel 1942 assieme ad altri di francesistica in La salute di Montaigne e altri scritti di letteratura francese, e poi accresciuti nel 1952, gli sarebbero valsi nel 1949 il Premio Montparnasse.

Del 1933 anche la sua prima silloge poetica, Fine di stagione.

Allo scoppio della Guerra civile in Spagna, Solmi vorrebbe seguire l’amico Cesare Ravera per aggregarsi alle Brigate internazionali, ma decide di rimanere accanto ai propri figli, iniziando a studiare e tradurre la letteratura spagnola e in particolare poeti contemporanei, quali Machado, García Lorca e Rafael Alberti.

Nel 1938 la famiglia Solmi trascorre le ferie a Bocca di Magra in compagnia degli amici Ferrata, Vittorini, Carlo Emilio Gadda e, per qualche tempo, anche di Roberto Bazlen. Dopo questa breve parentesi di spensieratezza, le leggi razziali emanate in autunno riempiono Solmi di una profonda inquietudine. All’inizio del 1942 Solmi entra nel Partito d’Azione, subito dopo la sua fondazione clandestina, alla quale aveva partecipato il collega La Malfa (capo dell’Ufficio Studi Comit dal 1938), e si fa carico dell’opera di propaganda e di reclutamento di nuovi aderenti. L’incontro con Ferruccio Parri riveste nella vita e nel pensiero di Solmi un’importanza pari a quello con Gobetti.

La partecipazione alla Resistenza comporta per Solmi compiti di responsabilità sempre più rischiosi, fino all’arresto subìto il 2 gennaio 1945 ad opera dei militi della “Muti”, una delle “brigate nere” fasciste, cui segue una fuga durata sino al 6 aprile seguente, quando, riconosciuto per strada da uno dei suoi ex carcerieri, Solmi viene nuovamente catturato e trasferito quindi nel carcere cittadino di San Vittore, dove viene rinchiuso nel raggio dei politici assieme ai “giovinetti partigiani” da lui cantati nella lirica Aprile a San Vittore. Di qui egli sarebbe uscito insieme a tutti gli altri carcerati la sera del 25 aprile. 

La rapida caduta del governo Parri nel novembre 1945 e la vittoria della Democrazia Cristiana nelle elezioni del 1948, nonché lo scioglimento del PdA, inducono Solmi a ritirarsi definitivamente dalla politica attiva e a riprendere la sua consueta duplice attività di legale bancario e di scrittore.

Dopo aver collaborato attivamente alla rivista “Lettere ed Arti”, nel 1949 Solmi assume la direzione de “La Rassegna d’Italia”; nel 1950 pubblica le sue Poesie presso Mondadori. Negli anni seguenti si dedica soprattutto alla cura delle Opere di Leopardi affidatagli da Mattioli per la collana dei classici italiani Ricciardi.

In questi stessi anni Solmi scopre la fantascienza, alla quale egli rivendica nel 1959 la dignità e l’importanza di un nuovo genere letterario nell’antologia di racconti Le meraviglie del possibile, introdotta e curata da Solmi assieme a Carlo Fruttero. Egli avrebbe curato alla fine della vita, sempre per Einaudi, una nuova antologia di testi fantascientifici, uscita postuma con il titolo Il giardino del tempo (a cura dei figli e dei redattori della Casa Editrice); i suoi scritti sull’argomento, raccolti in volume nel 1971 e poi ancora nel 1978 assieme ad altri suoi Saggi sul fantastico si trovano ora nel quinto volume delle Opere, Letteratura e società.

Nel 1958 sostituisce Quasimodo nel ruolo di capodelegazione di un gruppo di letterati in viaggio in Russia, dal quale rientra frastornato e perplesso.

Nel 1963, dietro sollecitazione di Giacomo Debenedetti, raccoglie nel volume Scrittori negli anni i suoi maggiori saggi di italianistica. 

Nel 1956 e nel 1968 escono due nuove sillogi poetiche: Levania e altre poesie e Dal balcone. Nel 1974 esce presso l’Adelphi l’edizione delle Poesie complete, ristampate nel 1978 nella collana degli “Oscar” Mondadori con poche varianti e un’introduzione di Lanfranco Caretti. Nel 1972 erano inoltre apparse, sempre per Adelphi, le Meditazioni sullo scorpione, comprendenti, oltre ad alcune delle lontane prose di Fine di stagione, altre, sempre di tenore lirico-meditativo, composte successivamente.

Nel 1967, dopo una lunga malattia, Solmi si risolve al pensionamento, durante il quale si dedica con particolare intensità alle traduzioni, raccolte nei Quaderno di traduzioni I e II, pubblicati rispettivamente nel 1969 e nel 1977.

Una nuova sollecitazione al lavoro gli viene dall’amico Luciano Foà che, trasferitosi a Milano, vi fonda una Casa Editrice sua propria, l’Adelphi. Oltre alla prefazione alle Lettere editoriali di Bazlen, Solmi stende per Aldelphi la Prefazione delle Opere di Alfred Jarry e un ampio saggio su

René Daumal, scritti questi che, assieme alle Introduzioni alle Poesie di Guillaume Apollinaire e di Jules Laforgue e ad altri suoi studi francesi, egli avrebbe raccolto, nel 1976, nel volume La luna di Laforgue. 

Nel 1974 era uscito anche il Saggio su Rimbaud, sintesi dello studio svolto da Solmi su questo autore, la cui scoperta l’aveva appassionato fin dalla prima giovinezza. Ma l’ultima sua sfida alla vecchiaia sarebbe stata la traduzione poetica della Petite cosmogonie portative di Raymond Queneau, che Solmi conduce a buon fine grazie al prezioso aiuto di Italo Calvino.

Nel 1981 Solmi trascorre tranquillamente la sua ultima estate a Bibian (Aosta), in mezzo ai famigliari e ai suoi libri, e attendendo alla progettata nuova antologia fantascientifica. Qui lo raggiunge la tristissima notizia della morte di Montale. Pochi giorni dopo, per un’improvvisa crisi cardiaca, muore il 7 ottobre 1981.

L’opera completa è stata pubblicata da Adelphi fra il 1983 e il 2011, con un totale di 6 volumi in 9 tomi, ad opera del loro curatore, Giovanni Pacchiano.

Per approfondire:

Sergio Solmi. Nota biografica e testimonianza personale, di Renato Solmi, 2000

Sergio Solmi tra letteratura e banca. Nota biografica a cura di Raffaella Solmi, 2016

SOLMI Sergio in Dizionario Biografico degli Italiani Voce a cura di Franco Contorbia (2018)